Sacre Icone Aurel (Umile servo di Dio)

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Biografia

Breve Biografia



Aurel Ionescu, nato a Bucarest nel 1951. Dopo gli studi artistici, entra a far parte dell'organico della Patriarchia Romena presso i laboratori del Monastero Plumbuita di Bucarest, ove inizia l'apprendistato come isografo, approfondendo la sua formazione tecnico-spirituale. Nel 1973, superati esami speciali, viene dichiarato persona degna di scrivere le sacre immagini: riceve così l'aghion miron (santa unzione delle mani, compiuta con il Crisma) e fa voto solenne di dipingere solo immagini sacre per il resto della sua vita, al servizio della Chiesa, della fede e dei fedeli. Nel 1977, per vicende politiche e personali, giunge a Milano. Nel 1983 si stabilisce a Marchirolo (VA) e da quel momento l'Icona segnerà definitivamente la sua vita. Ha tenuto mostre, seminari, conferenze e affrescato diverse chiese occidentali e orientali secondo i canoni tradizionali del sacro.





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Da "Lombardia Oggi" del 22 Febbraio 2009


Nell’entrare nella chiesa di San Francesco, a Marchirolo, si ha l’idea di trovarsi in un pacifico spazio ecumenico (cattolico-ortodosso) come sospeso nel tempo, un incrocio storico e culturale in un percorso che riporta il visitatore a Bisanzio.
Questa è la Sacrae Immaginis Domus-Eikon, la casa delle immagini sacre appartenente ad Aurel Ionescu, isografo, o scrittore di immagini, riconosciuto a livello internazionale e continuatore della tradizione dell’arte delle icone nata a Bisanzio. La cornice è una vecchia chiesa ricevuta in uso dall’isografo dalla curia di Como e trasformata in un luogo di pace e riflessione.
Ionescu nasce a Bucarest, in Romania, nel 1951, e compie gli studi classici (Liceo Aurel Vlaicu) diplomandosi in grafica artistica alla scuola popolare d’arte A.L. Cuza. Dopo un periodo di attività artistica laica entra a far parte dell’organico della Patriarchia romena presso i laboratori del monastero Plumbuita (Bucarest). Lavora come scultore in legno e qui inizia il suo apprendistato come iconografo, sotto la guida dello Starez Simeon Tatu. Dentro le mura di questa dimora, sotto la guida spirituale di padre Lazar, approfondisce la sua formazione tecnico-spirituale fino a ricevere, nel 1973 il Santo Miron o unzione delle mani. Tale percorso, nella Romania di regime, non era così semplice, tanto da far bollare l’allora giovane pittore come «mistico paranoico». «Sono venuto a conoscenza di tale titolo – dice Ionescu –, solo molti anni dopo la caduta del regime per mezzo dei dossier della securitate. Così, da giovane rumeno, considerato dalla tv come speranza dell’arte nazionale con tanto di pubblicazioni e riviste, si arriva a questa deriva per aver scelto l’arte sacra, specialmente per la volontà di testimoniare Cristo». La necessità di continuare su questo percorso spinge Aurel a cercare una patria diversa, dove sia possibile “scrivere” immagini senza opposizione. «Per istinto e per grazia ricevuta – continua Ionescu –, e perché già c’erano dei parenti, nacque l’idea di immigrare qui, in Italia. Non avendo vocazioni eroiche e non volendo farmi sparare alla frontiera, applicai l’antico e collaudato metodo della corruzione, molto in uso sotto la dittatura. Pagando sono riuscito ad avere i documenti per venire nel vostro Paese. Nel 1977 ero qui come cittadino rumeno con domicilio definitivo all’estero, in altre parole in esilio. Con il regime la vita era diventata insopportabile ormai perché questa mia scelta era al pari di una malattia mentale». Il pittore sbarca prima a Milano dove soggiorna per cinque anni, ma la metropoli in quel periodo mal concepiva la scelta dell’arte sacra e, pur non relegandolo alla solitudine vera e propria, lo penalizzò molto. «Se fossi arrivato proclamandomi dissidente – conclude Ionescu – sarei potuto arrivare alla biennale del dissenso. Non mi dichiarai dissidente in quella Milano, ma anti-comunista e questo fece scemare l’interesse. Non avendo affinità marxiste leniniste addirittura passavo per qualunquista quando, non mi si dava, senza ragione alcuna, l’appellativo del fascista».
L’incontro con Marchirolo avvenne in occasione di una rassegna di murales per celebrare, nemmeno a farlo apposta, il passato di immigrazione dei famosi mastri marchirolesi in Romania, emigranti che, alla fine dell’Ottocento e inizio del Novecento, andarono in quelle terre come imprenditori edili. A Marchirolo conobbe anche la discendente di una di quelle famiglie di mastri, gli Scolari, detti anche «gli scular rumeni». Discendente oggi divenuta moglie del maestro.

Simone della Ripa








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